Visito Dublino in una giornata meravigliosa di sole e cielo terso. La città si risveglia con i suoi gabbiani da una lunga notte di pubcrawling e baldoria. Si trova di tutto: famiglie con bambini, coppie, gruppi di amici, giovanissimi in vacanza studio, giovani da ogni parte del mondo che fanno qui tappa nei loro tour dell'Europa e nei loro gap year.
Mi aggrego al walking tour dell'ostello e posso dire che Alan mi fa vivere 4 ore di full immersion nella storia di Dublino tra Medioevo e Easter Rising, tra Vichinghi e British Rule, attraverso la distruzione di ogni stereotipo. Vengono massacrate e calpestate soprattutto quelle nozioni e punti fermi che si insegnano a scuola su San Patrizio e il Saint Patrick Day (se venite a Dublino il 17 marzo e prendete parte alla parata, sappiate che la stanno organizzando giusto per i turisti e per un discreto rip off nei pub), sullo shamrock, sulla relazione irlandesi e vichinghi, sui pub di Temple Bar (che aumentano i prezzi nel weekend e ad ogni ora per i turisti), sugli U2, sull'arpa e sulla Guinness (che, essendo assolutamente contraria alla indipendenza delle 26 contee dal Regno Unito un secolo fa, aveva vietato l'uso del simbolo della compagnia come nuovo simbolo dell'Irish Free State...basta confrontare i due simboli - Guinness e Repubblica d'Irlanda - per avere idea di come gli irlandesi siano riusciti a bypassare il problema...). Dopo aver visitato quella che ora è O'Connell Street, la strada del GPO occupato durante la rivolta del lunedì di Pasqua, con la statua del politico che guarda l'accesso alla strada in modo autorevole nonostante la "hugecloaked liberator's form" di Leopold Bloom sia rimasta crivellata dei colpi dei cecchini, ci rechiamo all'Università.
La Long Room del Trinity College |
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